Sono contenta di poter trattare una categoria che finora è rimasta poco rappresentata all’interno del blog, ovvero i bistrot. Malgrado costituiscano una forma di ristorazione dalle grandi potenzialità creative, perché vocati fin dalle origini a “fare presto con quello che c’è”, spesso sono stati per me fonte di delusione. Perciò ieri sera sono entrata negli spazi raccolti di Krill molto titubante, tuttavia segnali positivi mi hanno subito incoraggiato. Menù e carta dei vini sono scritti di getto su una lavagna e contengono proposte chiare, preparate con ingredienti semplici. Difficilmente qui si ordina senza aver capito bene che cosa arriverà, come accade invece in molti “pseudo-bistrot” contemporanei.
Con un sorriso contagioso mi viene servito l’antipasto. Ciuffi di erbette saltate ospitano quenelle di baccalà mantecato. La consistenza della mousse è omogenea- non stopposa, come capita frequentemente con questo pesce- e il suo gusto pacato si accende grazie all’agro dei pomodori secchi e delle olive taggiasche. I crostini di pane diventano lo strumento naturale per raccogliere, insieme all’olio crudo, le singole componenti in tartine improvvisate.
Nelle portate principali assaporiamo l’essenzialità al massimo grado. Edo mi fa assaggiare un boccone succoso dalla sua tagliata di Angus, arricchita solo con sale, pepe e una fantasia di verdure di stagione saltate. Poi mi lascio coccolare dal tepore di una vellutata di piselli, dalla quale è divertente pescare seppioline alla piastra, che risaltano al palato per tenerezza, oltre a conferire una vaga affumicatura.
Krill, senza ricorrere a ricette pompose, sa risalire al nucleo che rende alcune preparazioni “classiche” e lo serve nel modo più puro che si possa desiderare.
