Devo ammettere che ero un po’ diffidente nei confronti di un ristorante che si chiama come un bar. Per fortuna, la curiosità ha prevalso. Menù breve, carta dei vini lunga: buon segno, ci diciamo. Appena dopo l’ordinazione ci vengono recapitati tre cubetti di salmone crudo lievemente affumicato. La carne si liquefa al solo sfiorare il palato, sprigionando note suadenti e morbide.
Poco dopo arriva l’antipasto, un cilindro di insalata russa casalinga. Raramente ho trovato questo piatto eseguito con tanta maestria. Le verdure della giusta dimensione, i sapori in equilibrio perfetto, armonizzati dal tonno, che costruiva la nota di fondo. A questo punto avevamo già capito che sarebbero seguite solo squisitezze. Butto un occhio alle pietanze dei miei commensali. Da una parte, un pave di baccalà spadellato con pisto (una sorta di caponatina) e finito con crema pilpil. Assaggio la salsa ed è divina. Dall’altro lato un medaglione di rabo vaccino brasato insaporito da scaglie di tartufo nero. La guarnizione di carote e rape mignon è di per sé un’opera d’arte. Un testimone diretto lo definisce uno dei migliori piatti mai provati. E mi fido. Quanto a me, mi godo un’insalatina tiepida di baccalà. Lamine di pesce incredibilmente tenere poggiano su rondelle di patata e falde di piquillo arrostito. A legare gli elementi, un filo d’olio eccelso e un battuto leggero di cipolla in agrodolce.
La raffinatezza discreta che abbiamo sperimentato stasera è una qualità preziosa che auguro al Bar Kapela di conservare per molto tempo.
https://barkapela.com/