Non sembra vero mettersi di nuovo davanti a una pagina bianca per raccontare un’avventura pantagruelica. Il lockdown è stato interminabile ma ancor più lo è stata la ricerca del brivido giusto.
Sentivo che avrei dovuto ripartire dal semplice e dalla prossimità, così prenoto in un bistrot vicino a casa, dove da tempo mi ripromettevo di andare.
Quando arriviamo alla veranda disegnata da graticci rigogliosi di rampicanti, ci indicano proprio il tavolino che speravo, d’angolo, circondato da gruppi luminosi.
Lo chef ci saluta con un duplice assaggio, accompagnato da una poesia, a testimoniare la vocazione letteraria del bistrot. In un piccolo vaso coccio trovo un pasticcino salato dove pasta sfoglia artigianale, zucchine e provola affumicata sono arrangiate a formare una rosa. I bocconi si sciolgono uno dopo l’altro sul palato, coccolandolo.
Accanto, petali di pane croccanti esaltano la morbidezza fruttata dell’olio pugliese “Frantoio Muraglia”, spruzzati a piacere con il sentore marino del sale Maldon.
Mentre ordino la portata principale, temo di compiere un azzardo. Il vitello tonnato è una mina vagante, che spesso mi ha deluso. Tuttavia, appena vedo il piatto che mi appare davanti, capisco che questa volta l’esito sarà diverso. Il magatello, cotto a bassa temperatura, si presenta rosato a fette sottili e impalpabili, che elegantemente riposano sotto ciuffi di salsa, capperi e petali di fiori. La crema è vellutata – e non viscida, come capita quando è industriale -, il gusto intenso, ma temperato dalla leggerezza autentica della maionese fatta in casa. Potete immaginare la mia gioia quando la titolare mi propone una coppetta di salsa per completare la scarpetta. In barba al galateo, compio il gesto per eccellenza, che dimostra il gradimento meglio di qualsiasi recensione.
Bentornata vita gastronomica!
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