Bisogna lasciarsi inghiottire dai meandri della Bovisa per scovare l’insegna dell’Osteria del Sass’. Subito sotto ci si tuffa in un vialetto che conduce a un’oasi di pace, molto suggestiva stasera per via delle luci che occhieggiano nel verde.
L’interno è arioso e accogliente, con schiere di bottiglie di vino in luogo di alcune pareti. Il menù è breve: buon segno. Ma sono i fuori menù ad attrarmi maggiormente, mentre assaporo un crostino con spuma al pecorino e uova di lompo.
Condivido per antipasto una catalana di polpo, che non stento a definire la migliore mai provata. Carote, sedano, cipolla rossa e polpo sono ugualmente fini nel loro taglio a julienne. I pomodorini sono dolci spicchi di colore. L’insieme è orchestrato da una vinaigrette di media densità in cui distinguo limone, prezzemolo e un lieve sentore senapato. Le verdure -piacevolmente croccanti- si alternano alla tenerezza tiepida del polpo.
Anche il secondo piatto è variopinto. Tre sono le tinte nella composizione. La prima è il giallo con vivido delle patate in crema allo zafferano. Su questo specchio delicato si adagia poi il dorso brunito del pave di ricciola -dalla sostanza compatta ma succosa. In cima, come un grappolo di bacche, spicca il carminio delle uova di pesce. Il gusto è stimolato dal canto e controcanto fra le note avvolgenti dello zafferano e del pesce dorato e la puntura salata del caviale.
In queste pietanze ho rintracciato un equilibrio e un’eleganza rarissimi, in cucina come nella vita.