È vero, in Normandia si stagliano le falesie di Etretat, sorgono splendidi paesini di case a graticcio circondati da panorami che hanno ispirato la mano di Monet, eppure. Eppure alle 20, dopo sette ore di auto, l’attenzione si sposta sulle specialità gastronomiche. Ci consigliano varie località in cui orde di turisti si riversano volentieri a consumare cibi dozzinali, consultando menù zeppi di fotografie. Un’accurata cernita nell’entroterra consente di schivare esperienze del genere, per scovare invece l’anima più autentica della zona. Parcheggiamo l’auto accanto a una magione con tavolini all’aperto che si aggiungono ai coperti collocati in una sala dai soffitti bassi e candidi. Due giovani molto ospitali si alternano ad annotare le comande, soddisfando come possono le mie domande incalzanti, mentre una luce crepuscolare colora la rillette di pesce che proviamo come antipasto. Si tratta di una mousse di merluzzo e cipolla aromatizzata al curry, eccellente da spalmare su fragranti baguette. Lo Chinon, intanto, respira nel bicchiere, aspettando la sua promessa sposa, ossia il tournedos d’anatra bretone.
La cottura in padella alquanto rapida e una buona dose di burro artigianale trasformano la carne in un concentrato di tenerezza. Fait maison, similmente alla rillette, è la salsa al pepe, sulla quale si rimane indecisi se sia meglio intingervi la canard, il tortino di patate del contadino o un boccone di pane. La sferzata croccante e acre, in virtù della mostarda rustica stemperata nella vinaigrette, viene da un ciuffo di misticanza a km0. I complimenti vanno tutti a chef Laurent, alla cui tavola torneremmo, se la regione non avesse anche un affaccio sul mare così prodigo di gourmanderie.
http://lamareaulievre.wifeo.com