Venti minuti di strade semibuie ci conducono da Casale Monferrato al Ristorante Olimpia, che sorge come un rifugio in una landa sperduta. Parcheggiamo nello spiazzo apposito situato ai piedi della terrazza, quindi varchiamo la soglia ed eccoci nell’Ottocento. Soprammobili, credenze, muri, parlano di epoche perdute, quelle in cui le tradizioni hanno preso forma. Sono curiosa di assaporare la loro storia incorniciata da sottopiatti finemente decorati.
D’obbligo, dopo un Prosecco e un tortino di pane tiepido di benvenuto, la scelta di un Nebbiolo “Malvirà” 2013.
Degustiamo l’intera gamma di antipasti (in ordine, nelle figure): bavarese di tonno con coulisse al pomodoro, terrina di coniglio su misticanza, vellutata di piselli con baccalà e riduzione al peperone, nido di porri con uovo di quaglia e salsa Gavi e timo
tortino di cipolla in crosta con fonduta. Nell’eccellenza generale accordo il primato al nido di porri dove la dolcezza della verdura e la neutralità dell’uovo vengono ravvivate dalla nota acida, rinfrescante apportata dalla salsa.
Consapevole che non sia ricetta tipica ordino, di slancio, il petto d’anatra. La pelle, tostata in modo magistrale, si separa dalla carne rosea quasi spontaneamente, mentre il purè di renette e la confettura di frutti rossi forniscono gli acuti necessari all’armonia d’insieme.
Dando fondo alle scarse energie residue mi complimento con lo chef Andrea Faggion, prima di crollare addormentata sui sedili posteriori dell’auto.
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