Come preannunciato, alle 10.30 mi metto in marcia alla volta del Piemonte accompagnata da Edo, mamma e papà. Il tempo è clemente, il sole permette di indossare appena una giacca leggera e bacia i profili dolci delle colline.
Al Castello di Uviglie, nei pressi di Rosignano Monferrato, le bandiere di Golosaria sventolano quasi a darci il benvenuto nella tenuta vitivinicola. Subito recuperiamo mappe dei percorsi a piedi tracciati per i sentieri circostanti, senza immaginare che avremmo avuto buoni motivi per trascorrere al castello l’intera giornata. Muniti dei calici-pass in vendita alla reception cominciamo l’avventura.
Rompo il ghiaccio con un trittico di salami: cotto (a 80°C per salvaguardare il gusto), crudo giovane e, eccezionalmente, crudo con nocciole IGP. In un breve scambio i produttori, marito e moglie, sottolineano la natura famigliare della propria attività, basata sulla cura diretta degli animali. I cibi saporiti, d’altronde, chiamano vini corposi, pertanto mi sposto di pochi passi verso il banco del Corsorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, dove il resto della combriccola sostava già da minuti. Due sommelier ci guidano abilmente negli assaggi scanditi da qualche grissino, distribuiti in sacchi copiosi ovunque si bevesse. A colpirmi maggiormente sono due etichette tra loro agli antipodi: da un lato un Nizza “Ru” del 2011-da uve Barbera, ha ottenuto la denominazione Nizza dal 2014-estremamente strutturato nei suoi 16 gradi, dall’altro il Ruché-vitigno autoctono di Castagnole Monferrato- biologico e giovane (2017) della cantina Poggio Ridente, che propone un fresco sentore di erba tagliata.
A malincuore, ma spinti dall’appetito, migriamo verso il piano superiore, sede dei chioschi alimentari. La scelta non appare ampia, benché di ottima qualità e la battuta di fassona al rosmarino condivisa con la mamma ne è un esempio. Con un minimo di fondo nello stomaco, completato da un assiette di 5 formaggi (raschera d’alpeggio, blu di Castelmagno, pecorino di grotta, capra d’alpeggio e Roccaverano stagionata), possiamo proseguire il tour alcolico alla scoperta del Grignolino “Canato”, e soprattutto del Barolo “Franco Conterno” 2014. Un capitolo a parte meritano le creazioni biodinamiche di Paolo Baggini e della sua cantina “Olmo Antico“, nell’Oltrepo pavese. Accanto al “14 ottobre”, un “rosso freddo” da uve Bonarda con il caratteristico aroma di amarene Fabbri, la vera rivelazione è lo champagne rosé “Marty72”, fermentato naturalmente per almeno 72 giorni in autoclave. In principio dolce al palato, conserva una coda di amaro pungente, che abbiamo la fortuna di abbinare (in anteprima rispetto alla degustazione fissata per l’indomani) con l’accento affumicato di un sigaro Toscano, predisposto dal consorzio.
Guardiamo l’orologio: le 18 passate. Eppure sembra un momento propizio per “il secondo giro”, un ultimo sorso del nettare che più ci ha estasiato, nel mio caso “Marty72” e Ruché “Ru”.
Lasciamo la manifestazione galvanizzati e sorprendentemente in posizione eretta.
La passeggiata nel centro di Casale Monferrato, piuttosto fugace, copre il periodo che ci separa dalla cena al Ristorante Olimpia, degno coronamento della gita.