Il primo sabato di sole in giallo chiama a nuove esplorazioni culinarie. Stavolta mi dirigo a una posta della via Francigena, lontano dalla pazza folla.
Una veranda accogliente copre ampi tavoli ornati di fiori e erbe campestri. Davanti a noi un prato luminoso sembra morbido come il tappeto di casa.
Il menù è composto da poche voci, insolite per chi non è avvezzo alle peculiarità di questo territorio.
La crema di patate è uno specchio giallo cosparso di petali eduli. Gocce di panna acida e cubetti trota selvaggia affumicata punteggiano la composizione e si rincorrono sul palato fino a fondersi. Nel frattempo sorseggiamo L’Antidoto, un rosé macerato da pure uve Pinot nelle cantine dell’agriturismo. I profumi articolati, aromatici lo rendono un vino eccezionalmente versatile.
Il piatto principale è per me familiare e insolito allo stesso tempo. Familiare perché è pesce mantecato, insolito perché non si tratta di baccalà ma di luccio. Questa composta saporita si arrende tiepida alla forchetta come farebbe una nuvola, mentre i bocconi di barbabietola sono caramelle turgide che intrigano occhi e gusto.
La giornata si sta scaldando dopo le nuvole mattutine, così mi lasciò stuzzicare dai sorbetti casalinghi proposti sulla carta. Affondo il cucchiaino in due sfere di limone e frutti di bosco gelati. In bocca si liberano il bosco e filari di agrumeti. La dolcezza avvolgente del lampone domina finché un assaggio di agro non ricomincia la danza.
Dissetata e in pace sfioro il prato senza camminare. Sarebbe un peccato sciuparlo.
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