In una serata di pioggia guidare verso i laghi sembra un’idea balzana, ma c’è da festeggiare, così il maltempo passa in secondo piano. Come trecento anni fa, anche noi incontriamo a Lambrugo una stazione di posta. Oggi si chiama Al rustico, ha ampie sale eleganti e dove una volta sostavano i cavalli, si parcheggiano le auto. Però le travi a vista rimangono, il camino esiste ancora e al suo crepitare ci accomodiamo in un’atmosfera intima, ravvivata dal rosso accecante delle rose a centro tavola.
Apro il menù, dove ingredienti noti sono rimescolati in pietanze inaspettate. Cubotti soffici di focaccia, grissini e schiacciata fatti in casa accompagnano decisioni impegnative in merito ai vini e agli antipasti. Mentre il Vermentino di Levante e il Nebbiolo ossigenano nel bicchiere, dalla cucina arriva una appetitosa distrazione. Una rosa di pancetta al coltello sta in posa sul ricciolo di Roquefort, che viene rinfrescato da cubetti di pera. Il gusto persistente si arrende presto al corpo profumato del vino rosso, ora perfetto.
Quando mi compare davanti un pentolino, stento a ricordare che cosa avessi ordinato esattamente, quindi sollevo il coperchio, intrigata, per scoprire una delizia fumante. Gli champignon sono trifolati in lamelle sottili aromatizzate al tartufo, il cui carattere inconfondibile ha nella salsiccia di cinghiale una controparte battagliera. Immagino di passeggiare nel sottobosco, una sensazione che permane finché il primo, complesso, non cattura la mia attenzione.
È un gioco intingere la sfoglia impalpabile dei ravioli nella striscia di formaggio macinato che impolvera un lato del piatto. Il vago sentore di cacao, che colora la pasta, costruisce con il ripieno sofisticato e pastoso a base di fois gras e mele renette un’armonia calibrata. Paté e frutta s’inseguono a ogni boccone, incalzati dall’acidulo sprigionato dalle gocce d’uva.
Uva che ricorre nella tavolozza su cui si dispone una degustazione di dessert. Pan di spagna ai frutti rossi, gelé d’uva con le mandorle, ma soprattutto -i miei preferiti- bis di gelato dello chef ai lamponi e al marzapane e, infine, un cucchiaio di ganache al cioccolato fondente. La consistenza è avvolgente, il sapore, amaro e pieno, risulta quasi afrodisiaco. Marco Rossi, patron del ristorante dal 2002, ci dedica l’ennesima visita della serata, raccogliendo le nostre impressioni estasiate, prima di congedarci rifocillati come moderni viandanti.