Abbiamo nel naso sale e sabbia, gli occhi ubriachi di sole e passeggiare per Lecce notturna mentre si tiene una manifestazione dedicata al vino contiene una sottile poesia. Posticipiamo la cena per godere dell’atmosfera, tuttavia un tavolo ci attende e non manchiamo l’appuntamento. Il ristorante ha un taglio moderno, quasi internazionale, ma alcuni dettagli, come i tavoli, che simulano le ceramiche decorate, e le bottiglie di vino locale alle pareti salvano un’anima leccese molto viva. Nel menu si leggono pochi piatti, legati alla stagione e al territorio, eppure non privi di fantasia. Scorrere i loro nomi è un divertimento scandito da musica soffusa in sottofondo. La chef saluta i clienti con una coppetta di crumble al rosmarino che, insieme alle fave secche tostate, contrasta con la mousse di sedano rapa.
Quando ordino il mio piatto non lo so ancora, ma al primo boccone diverrà chiaro che si tratti di un unicum, una di quelle combinazioni indovinate e memorabili. Nei bocconcini di bovino podolico la forchetta affonda come nel burro, grazie alle accortezze usate durante la doppia e prolungata cottura. La crema di patate allo zafferano crea un fondale abbagliante, punteggiato dal verde di germogli teneri e pungenti al palato. Lo zafferano stringe un connubio armonico con la carne, alla quale aggiunge una nota sulfurea, stemperandone il gusto deciso. L’ingrediente distintivo è però un altro. La polvere di olive nere non ha solo il merito di donare una sapidità vagamente affumicata, ha soprattutto un forte potere evocativo: tra la terra e il mare, nulla meglio dell’ulivo rappresenta la natura composita della Puglia. Le sfoglie di pane sono un valido strumento per raccogliere i residui della vellutata, prima di immetterci nuovamente nella movida salentina.
