Durante un giro vorticoso tra le bellezze della Val d’Itria, capitiamo nel borgo di Ceglie Messapica, dove in un bar ci consigliano, se possiamo, di riservare un pasto alla capitale gastronomica della regione. A pranzo non ci è possibile, tuttavia, al termine del percorso, quando ormai il sole lascia il posto alle luminarie, che come lucciole fluttuano tra le vie bianche, facciamo una deviazione apposta per cenare all’Osteria Pugliese. Il nome ha una motivazione duplice, in primis che il ristorante è gestito dalla famiglia Pugliese dal 1971, in secondo luogo la carta contiene meno di venti piatti, tutti dichiaratamente tipici. Le volte a crociera proteggono i tavoli come una coperta e, insieme al cestino di pane casereccio, mettono il cliente subito a casa. D’obbligo è l’antipasto misto, una tavolozza di salumi locali, alici marinate, frittura (fiori di zucchina, crocchette di patate e al formaggio), caponata di verdure con crostini, melanzane e carciofi sott’olio, peperoni con capperi e origano. Il fritto è addirittura leggiadro, la caponata è insaporita da un olio intenso e profumato.
Assaggiamo poi delle sagne pende artigianali (pasta lunga all’uovo) ora condite con un sugo di cozze freschissime, ora in rosso, mantecate ai fagiolini e cacioricotta. Il formato a spaghettone rettangolare cattura ogni sapore presente nel piatto, rendendo l’insieme legato e appagante. I fagiolini sono particolarmente sottili, diversi dalla varietà più comune, mentre l’intigolo marinaro è un invito a scarpettare di gusto. Col caffè non manca un duetto di paste, il morbido alle nocciole e il fagottino di frolla farcito al limone, che suggella un itinerario dedicato alla semplicità e alla tradizione.
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