Ci sono serate che nascono male, come ad esempio quando ti ritrovi al 4 di gennaio con metà dei ristoranti chiusi e l’altra metà-diciamo con un eufemismo generoso-inadeguata. Fortuna che esiste la memoria fotografica a soccorrermi, mentre con un Edoardo famelico all’alba delle 21.30 vaghiamo ancora senza meta. Avevo letto riscontri positivi verso questo posticino, Hortus, tuttavia non mi ero mai risolta a provare, sopratutto a causa- chiedo venia- della mia avversione nei confronti dell’universo vegano. La cucina proposta qui è infatti di base vegetariana con incursioni nel vegano e un occhio al gluten-free: troppe etichette per i miei gusti, pensavo. E sbagliavo! Lo spazio interno si presenta riposante, grazie al bianco prevalente e a ai tavoli in legno chiaro; il personale ci accoglie disponibile, nonostante l’orario e soddisfa ogni nostra necessità, compresa una macedonia fresca fuori menù per la sottoscritta.
Il menù- precisano- cambia a cadenza settimanale, secondo il mutare delle stagioni e all’estro dello chef. Approvo a pieni voti la scelta della cucina a vista. I gusti sono distribuiti con equilibrio e non manca certo il sapore, come tanto avevo temuto. La leggerezza delle pietanze, inoltre, consente di assaggiare più portate, essendo disponibile per molti piatti anche la versione “small”. A volte avere torto si rivela davvero un piacere.


