Venerdì Santo. Mezzo paese è in processione per la via Crucis; mia mamma e io parcheggiamo a trecento metri da Dal lisca, dove una zuppa di pesce sobbolle appositamente per noi. D’altronde, avevo una promessa da mantenere. Monica ci festeggia con un sorriso famigliare. Stavolta niente bancone, bensì un tavolo ampio, d’angolo, che in una stanza grande quanto un sottocoperta rappresenta un vero regalo. Ordiniamo un Vermentino di Luni, cui segue a ruota il sacchetto di pane appena affettato, quando la cucina chiama il servizio. Eccole all’orizzonte le due fondine reali, cornucopie di delizie marine. L’impressione era che un pescatore avesse rovesciato la propria rete ricolma sopra la tavola. Tale è la ricchezza del piatto da richiedere due ciotole per riporre tutti i gusci vuoti, passati custodi di polpe succulente. Alla fine resta solo il guazzetto che, in barba a qualsiasi galateo, è un piacere prosciugare con l’aiuto del pane. Una chiacchierata con Angelo, co-proprietario e mastro dei fornelli, mi permette di completare il censimento delle specie presenti nella mistura: coda di rospo, orata, marlin, cannolicchi, gamberi, canestrelli (molluschi, non biscotti), cozze Nieddittas e vongole. “Se avanza, il giorno dopo è persino più buona”, spiega l’esperto. Sì, se avanza…
Ci sentiamo sazie, eppure ancora curiose. Lo spiedino di calamari interi stuzzica la nostra fantasia, così ne condividiamo uno, rigorosamente alla piastra. Angelo si firma donandoci un gambero a testa. Inutile aggiungere che non servisse masticare.
L’allegria della tavolata accanto contagia la nostra parlantina, la quale, sciolta pure da ottimo mirto sardo, si protrae tra racconti di luoghi meravigliosi e progetti futuri ben oltre mezzanotte, quando, nella sera della sofferenza per antonomasia, lasciamo Dal lisca in certo modo risorte.
https://m.facebook.com/profile.php?id=106755449700243