La favola tra me e questo ristorante si snoda nel tempo, in incontri radi e fugaci, come una storia d’amore a distanza. Il “c’era una volta” va collocato nell’agosto 2015, durante il mio primo soggiorno a Londra. Dopo un periodo in solitaria, mamma e papà mi raggiungono, così da trascorrere qualche giorno insieme. Una sera ci troviamo immersi nelle luci vertiginose di Oxford Street, le gambe sfiancate di chilometri, gli stomaci appallottolati per il digiuno prolungato. Veniamo respinti da diversi locali, ossia i pochi sufficientemente appetibili della zona, finché papà ha un’alzata d’ingegno. Attraversa la strada; s’intrufola in un bistrot dall’insegna stravagante; ne riemerge e ci fa segno di seguirlo. Ci sistemano al piano di sotto, accanto alle scale mentre intorno a noi rifulge la Parigi di Toulouse-Lautrec in un ambiente non tanto raffinato, solo autenticamente francese, così come l’accento della titolare e le note dominanti del menu. Rimaniamo entusiasti, tanto che ancora oggi mio padre vagheggia la moussaka vegetariana (questa però-lo ammetto- non suona molto francese) di melanzane e lenticchie assaggiata quella sera.
Nel settembre 2016 sono di nuovo a Londra, ma con Edo. È ora di pranzo, veniamo dalla British Library e mi metto in testa di ritrovare il Savoir Faire senza navigatore (all’epoca il roaming era salato). Giriamo a vuoto tra punti di riferimento che credevo di conservare nella memoria, evidentemente sbagliando, fino alla disperazione. È Edo che in un atto d’amore mi spinge a perseverare, ignorando la fame lancinante che sicuramente lo torturava. “Savoir faire” fa capolino da lontano, dapprima miraggio, in capo a qualche passo realtà. Irrompiamo di corsa nella sala vuota, temendo che le cucine alle 15 siano già chiuse. E invece no. Voglio sedermi di sotto. La titolare mi fa presente che c’è tutto lo spazio al piano superiore, allora le racconto la mia storia. Lei è estasiata da questa dimostrazione di fedeltà e si stampa in viso un sorriso con cui ci servirà ogni portata. Quanta Francia nel paté di antipasto! Il cosciotto d’anatra laccata con patate e broccoli croccanti parlava ai sensi con consistenze e sapidità inappuntabili. Nell’attesa di aggiungere ulteriori capitoli a questa love story culinaria, vi invito a cominciare la vostra!