Il cinema era affollato e, dopo fiumi di persone, ci tocca guadare fiumi di pioggia che ormai sostituiscono le strade. E pure questi, come ogni fiume che si rispetti, conducono al mare. Un mare sui generis, con un soffitto, un pavimento, sale accoglienti e una cantina a vista, dove clienti umani sguazzano compiaciuti. Un cesto di pane e taralli ci attende in un cantuccio appartato, dove è piacevole chiacchierare intanto che viene approntato l’antipasto. Un cappello di ceramica bianca contiene riso venere guarnito di carciofi a julienne e mazzancolle. L’amalgama è raggiunta tramite una leggera mantecatura a base di aceto balsamico e fumetto di pesce stemperati in un sorso di panna. Acre del condimento, amaro lieve della verdura e dolce del crostaceo trovano così equilibrio ideale. Sfoglie di pane ristabiliscono la neutralità del palato, curioso verso scoperte imminenti. In breve di fronte a me due tranci di San Pietro riposano su medaglioni di patate. Al turgore caratteristico del pesce pescato funge da contraltare la consistenza dei porcini, divenuti quasi cremosi nell’abbraccio delicato del burro. Un leggero aroma di alloro corrobora il legame fra acqua e terra insito nel piatto, completandone ad arte il gusto. Ritengo doveroso, benché non l’abbia sperimentata di persona, mostrare la grigliata mista servita a un Edo visibilmente entusiasta al cospetto di tanto trionfo.
Il titolare Gianfranco, membro di un’intera stirpe di ristoratori, conferma a parole quanto il cibo aveva già espresso in modo eloquente, ossia qualità -adopera esclusivamente pesce pescato, mai allevato- , dedizione – scende in pista alle tre del mattino per approvvigionarsi al mercato ittico di Milano- ed esperienza. Dopo anni trascorsi ai fornelli -racconta- ha deciso di affidare le proprie ricette a un’equipe istruita appositamente, ricavandosi tempo per costruire un rapporto diretto con gli avventori. Registro l’invito a tornare quando sarà riaperto il giardino esterno, ma nel frattempo…chapeau!