Mi dicono che improvvisare una zuppa di pesce in giornata non è possibile, però prenoto, perché qualcosa nella voce gentile al telefono ispira fiducia. Appena seduti in sala Cassandra- la voce gentile al telefono- si precipita da noi. A seguito della mia richiesta azzardata si era adoperata affinché tale desiderio divenisse realtà, raggiungendo un compromesso. In mancanza di pesce adatto, avrebbero creato un fuori menù su misura, ossia una zuppa di scampi, gamberoni, vongole e cozze nieddittas. Affare fatto. Attendo, mentre piatti da capogiro sfilano tutt’intorno e il forno a legna sforna pizze guarnite a ripetizione. Un cestino colmo di pane, panfocaccia e carasau freschi ci tiene impegnati fino al momento. Il momento che ha segnato l’inizio di un cammino interiore verso la pienezza dell’essere. Un cappello in ceramica bianca diventa cornucopia dono di mani sapienti e del mare. Sfoglie di carasau incoronano la composizione e il loro inabissarsi ne aumenta progressivamente la densità. Il guazzetto di pomodoro prezzemolo e un’illusione d’aglio impregna le fette di pane, adoperate a foggia di biscotti gustosi. Chiudo gli occhi, assaporando la polpa dei frutti di mare e vedo, ascolto distese di acqua turchina, sole, sale, sospiri salubri di vento. Rigenerata, scambio due parole con le persone che hanno trasformato una comune cena in ricordo miliare, ovvero la titolare Francesca, suo marito chef Matteo e Cassandra. Raccontano vent’anni di impegno tenace per proseguire una tradizione che risale ai nonni di Matteo, il quale ha ricevuto le redini del locale dai genitori Renzo e Rita. Non ci resta che sperare in una quarta generazione!
