Sconsolati ci guardiamo attorno constatando che pure in Sardegna, pure in agosto, lunedì comporta chiusura a tappeto. Esistono eccezioni, mangiatoie per turisti in massima parte, ma Locanda Rosella mi pare subito diversa. Stefania invita sorridente a prendere posto in sala, dove camino, pentole in rame, mattonelle decorate, travi a vista compongono un quadro domestico dei più accoglienti. Il vero, tuttavia, si manifesta nei sapori. Quando un giovane cameriere mi recapita l’antipasto a base di zuppa di cozze varietà cirdu rimango strabiliata dall’abbondanza. E non avevo ancora controllato l’interno delle conchiglie. I molluschi hanno dimensioni paranormali, sprigionano il mare dal proprio corpo succulento, mentre intridere i crostoni di pane nel guazzetto conduce al Nirvana
Pilucco olive sott’olio provenienti dagli uliveti dei titolari, attingo a una soffice crema al pecorino, finché nuovi dischi fumanti sbucano dalla cucina. La grigliata mista di pesce è un saggio di divina semplicità. Benché abbia apprezzato la tenerezza della seppia e la polpa dolce del gamberone, nulla supera la cottura dell’orata. Il pesce si presenta intero, ricoperto dalla pelle, divenuta velo croccante, quasi uno scrigno per una gemma -la carne- bianca, intatta, eppure profumata di brace.
All’uscita conosco Lucia, colei che da 54 anni è colonna insostituibile del ristorante. La vita le brilla nello sguardo a narrare di come tutto ebbe inizio, del cuoco istruito ancora ragazzo e oggi pensionando, della propria formazione (Veronelli ne intuì le doti, Carnacina la ispirò, pescatori e massaie le furono maestri), di una passione nata per amore e mai sopita. In verità a contare è quanto qui ho taciuto, poiché gli incontri fra anime non si descrivono, vanno essenzialmente vissuti.