È forse l’ultima fuga sul lago dell’anno, perciò Edo e io conveniamo debba essere particolare. Sabato mattina spalanchiamo le persiane e un sole smagliante chiama verso spazi esterni e altezze. Zaino in spalla, gli obbediamo, arrampicandoci da Torno per circa 10km verso Brunate e le sue baite, fino al santuario di Santa Rita. Al Bettolino pare non si giunga mai, come se uno spirito sadico spostasse il traguardo ogni volta che diventi a portata d’occhi. Quando ormai le speranze sembrano perdute, quasi senza accorgercene, veniamo accomodati accanto a una vetrata vista lago. Dopo tre ore di cammino, all’alba delle 14 un menù del genere emoziona quanto una poesia d’autore. M’incuriosisce l’aria conviviale del “Grande antipasto”, che certo non delude le aspettative. La tavola si popola di primizie squisite: salumi artigianali- bresaola, coppa, pancetta, salami a tre diversi gradi di stagionatura, mortadella di fegato delicatissima-, abbinati a giardiniera (olive, cetrioli, carote, peperoncino giallo dell’orto), funghi e pomodorini sott’olio, melanzane grigliate in evo aromatizzato con maggiorana, aglio, peperoncino e menta limoncina, insalata russa, cipolline in agrodolce. Basta riferire che ciascun accompagnamento è preparato in casa, per immaginare l’autenticità di sapore, la croccantezza straordinaria delle verdure e il contributo di un extravergine eccelso.
Proseguo ispirandomi alla recensione lasciata da Mogol, che sottoscrivo pienamente: “La polenta con i funghi è superlativa”. Per completezza aggiungerei che i porcini trifolati in aglio e prezzemolo, tanto freschi da risultare cremosi, divengono perfino struggenti in connubio con la farina integrale Storo. Riconosco che la mia non è l’unica scelta azzeccata, dopo aver sgrafignato un boccone di cinghiale da Edo. Lentamente brasata la carne si arrende addomesticata alle posate e al palato, regalando sentori complessi, ma elevati. Un barlume di saggezza- ci attendono due ore buone di sentieri scoscesi- tacita il bisogno di grappa digestiva. Nulla invece vieta una sana chiacchierata con i proprietari del locale. Rosarita, durante la sua vita insospettabilmente lunga, ha lavorato nella moda finché, a quarant’anni, non si è lanciata, assecondando l’antico desiderio di aprire un ristorante. Il marito Carlo la sostiene da allora, adoperandosi, in veste di “uomo della spesa”, perché la dispensa sia fornita di prodotti selezionati. Ci avviamo carichi di cibi genuini e dell’ennesima storia, elementi che impreziosiscono qualsiasi viaggio.
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