Avete presente quelle serate in cui a guardar fuori morite dentro, terrorizzati dalla pioggia, dal gelo, dall’umidità che procura acconciature da spaventapasseri? Ecco, ieri era così. Ma ho vinto la pigrizia dicendomi ehi, è sabato sera, con il proposito vestirmi pesante, comoda e di non abbassare per nessun motivo il cappuccio del piumino. Rinuncio ad allontanarmi da Seregno: vada per un film nel cinema locale dopo la cena in luogo da destinarsi. Da qualche tempo hanno aperto in centro un minuscolo bistrot a vocazione marina, dal quale ero incuriosita ma mai abbastanza per entrarvi. Mi frenavano le dimensioni e il fatto che servissero pure d’asporto. Tuttavia la circostanze mi hanno indotto a rispondere a Edo “Va bene, prenota”. Gli unici posti disponibili erano al bancone, pazienza, proviamo, al massimo si cambia.
Finalmente giungiamo a “Dal Lisca” e non appena mi accomodo dimentico ogni perplessità. Ci viene illustrato il menù del giorno, sul quale figura il fritto misto, unica specialità fissa e il fuori menù, ovvero le prelibatezze freschissime da cui solo una teca ci separava. Desideriamo spizzicare, degustare varie proposte, scegliendo, almeno da parte mia, con l’intento di verificare i fondamentali. Uno spiedino di calamari, uno di gamberi alla brace e il saute di cozze. Il pane bianco è affettato al momento, il Vermentino di Luni stappato appositamente per riempire i nostri calici. L’ attesa delle portate trascorre distesa e piacevole grazie al tappeto sonoro costituito da soft jazz e invitanti sfrigolii, così che quando ci recapitano i piatti la sorpresa è doppia. Affondare il coltello nei calamari senza incontrare resistenza è fenomeno già raro, ma avvertirli sciogliersi sul palato rappresenta per me esperienza nuova. I gamberi, accuratamente eviscerati, spiccano per dolcezza. L’olio di eccellente qualità, calato a crudo, arrotonda l’armonia dei sapori, mentre i ciuffi di insalata dissetano.
Il guazzetto rosso, dove nuotano carnose cozze sarde, mi costringe a chiedere un cucchiaio per non sprecarne neppure una goccia. A un tratto arriva perfino un grembiule in soccorso al mio maglione bianco.
Al termine del pasto m’intrattengo con Monica, la titolare, moglie dello chef Angelo. “Un chiringuito senza il mare” oppure “una barca”, ama definire il proprio locale la savonese di ascendenti sardi. La famiglia di Angelo commercia prodotti ittici dal 1922 presso la pescheria “La Barca” di Desio e questa è la migliore garanzia di filiera corta e qualità elevatissima.
Lascio Monica tra i suoi preziosi diciotto coperti con la promessa di tornare per una zuppa di pesce da sogno.