Prenotare un ristorante alle 19 del 2 giugno si è rivelato più complicato del previsto, tra chiusure festive e tutto esaurito. All’Origine è partita come una scelta quasi obbligata, anche in virtù della sua vicinanza ad Aprés Coup, sede del nostro concerto-aperitivo. All’ingresso tre aspetti mi colpiscono: un banco del pesce che parla, la cucina a vista e il soppalco. La saletta interna in cui ci sistemano presenta un arredo minimale, coronato da posate e calici dal design raffinato.
La cortesia discreta del personale rende l’atmosfera particolarmente intima, romantica perfino. Mentre un cocker ci osserva da dietro la vetrina con occhi languidi, esaminiamo il menù, diviso in due sezioni, tradizione e innovazione. Non me ne voglia la tradizione, ma, quando nuovi lidi attendono, mi è impossibile resistere.
Un sacchetto di pane bianco fatto in casa (come pasta, ravioli e dessert) precede le creazioni del giovane chef Titone.
Prima di tuffarmi nel mio, assaggio il piatto di Edo, ravioli di branzino, gamberi, su vellutata di fave e pomodorini confit. Il ripieno è coeso, amalgamato e in proporzione ideale rispetto allo spessore della sfoglia. Le nozze tra crostacei, datterini e gocce di fave si consumano per la gioia di pupille e papille.
Avrei provato invidia cocente, se non avessi compiuto a mia volta una scelta azzeccatissima. Il rollé di tentacoli di polpo, abbrustoliti all’asterno, ma dall’anima tenera, si abbandonano su un letto fluido di pesto, dal quale dipende la sapidità complessiva. La nota acida e fresca poggia sulla dadolata di pomodori a crudo e su una brillante trovata, la granita al lime, che, simile a una palla di neve, sormonta la composizione. Un vero lieto fine, dopo molte peripezie.