E’ l’anniversario di mamma e papà, fate una gita al mare, in Liguria, pieno luglio. Il sole vi rosola in spiaggia per cinque ore. A cena? Ristorantino di pesce sulla costa? Macché! Google Maps a malapena segnava il “Baccicin du Caru”, località Fado Basso, via Fado 115, separato rispetto a Voltri da una lunga spirale di tornanti. Ci si ritrova in collina, quasi montagna, nebbiolina, parecchie nuvole, dieci gradi meno che in pianura. Parcheggiamo in curva, perché di posti auto privati non ce n’è. Il ristorante e l’enoteca annessa, dal 1890, sono infossati sotto il livello strada. L’atmosfera all’interno è calda, da rifugio, con luci a incandescenza e tavoli in legno massiccio. Il proprietario ci accoglie con un sorriso timido. Capisce al primo sguardo che siamo forestieri. I menù sono di quelli stampati in bianco e nero su A4 volanti.
Volevamo la Liguria nel piatto ed eccola servita. Ordiniamo un antipasto misto da dividere, quasi senza controllare in che cosa consistesse. Io mi butto con un secondo di lumache al verde, papà preferisce dei ravioli a u tuccu, mamma prende la cima genovese, alla quale -come ci racconta il titolare- De André dedicò pure una canzone. Ci viene suggerito un Pigato antico, “non quei vini ripuliti di adesso”, e accettiamo il consiglio, ben ripagati da un giallo paglierino e dal boccato secco, molto deciso, adatto a portate strutturate. Quando mi complimento per la tenerezza delle lumache, la nostra guida gastronomica si accende e mi spiega dove raccoglie il timo selvatico per prepararle, chi gli ha trasmesso l’arte di cucinarle, l’allevatore poco distante così attento ai propri animali. Il pan focaccia, di cui consumiamo due cestini, proviene da un forno di Voltri, “Priano”, dove ancora lo cuociono senza teglia, a contatto con la piastra. Squisita anche la caponatina di melanzane a funghetto, una varietà particolarmente dolce e morbida. La curiosità di assaggiare i dolci artigianali a questo punto è forte. Sorbetto al pompelmo rosa di puro albume montato, duo di semifreddi amaretto e torrone e gelato al fiordilatte con un goccio di Chartreuse Verte, liquore di erbe profumatissime ci convincono definitivamente a tornare in un prossimo futuro. Dettaglio finale, ma non secondario, è che la tanto temuta onnipresenza dell’aglio è stata smentita dai fatti. La prossima volta, però, proveremo il pesto, che pare qui sia superlativo, e allora nessuno ci salverà dall’alito mortifero.