A volte i posti giusti ti piovono addosso – buona la prima. Ma non è sempre così. Abbiamo dovuto cercare e aspettare giorni prima di trovare un luogo che avesse cuore e sostanza. Il Cilento è una terra ricca di meraviglie sconosciute (almeno ai più) e la tradizione culinaria ne è parte integrante. La Chioccia d’Oro è inerpicato tra colli bruciati dal sole, collegato al mondo da tornanti serpentini. Noi li percorriamo fiduciosi per accedere a una veranda vivace. Il menù parla di terra, di ortaggi, animali e latte, di quello che l’occhio può scorgere nella campagna. Siamo di fretta, perciò non speriamo di cogliere il meglio del ristorante. Invece, grazie ai consigli accesi di Rosa riusciamo ad assaporare una gamma di prodotti stupefacente in una sola portata. Subito lo chef ci intrattiene con una frisella traboccante di pomodorini freschi e olio delizioso.
Il mio gran piatto misto è una tavolozza di verdure: fiori di zucca trifolati, zucchine grigliate in falde e a julienne in agrodolce, patate e erbe saltate, peperonata con briciole di pane, erbette con capperi e olive, fagiolini saltati, peperoncini verdi dolci e una gustosa frittatina.
A lato, due assaggi sublimi. La melanzana ripiena al sugo è tenera e dolce, accompagnata da un cucchiaio di ceci e fagioli tondini ai funghi.
I formaggi mi conquistano. Scopro la mottella, una sorta di mozzarella asciutta e consistente dalla forma piatta e allungata come una lingua. E poi riscopro la bufala, un bocconcino succoso che sprigiona ogni possibile nota del latte. Semplicemente celestiale. Al mio commensale non va certo peggio. Gusta un coniglio disossato ammorbidito da una padellata di funghi e fiori di zucchina. Lo contornano due torrette di veli di patate croccanti. Il tempo stringe, bisogna andare. Partiamo con la speranza di tornare presto ma con la meravigliosa certezza di avere guadagnato un ricordo.
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